il Manifesto, 21 Giugno 1998
di ERMANNO GUARNERI (GOMMA)
Come per certi grandi eventi, è stato un
fortissimo temporale a chiudere Hackit-98, il primo vero incontro
di hacking e cultura informatica alternativa in Italia
organizzato su grande scala a Firenze, nei giorni scorsi. Quasi a
sottolineare simbolicamente la liberazione di un desiderio
elettrico di "fare comunità" compresso negli anfratti
delle reti telematiche per troppi anni, alla fine dei tre giorni
di seminari, workshop, dibattiti e sperimentazioni
computeristiche, roboanti tuoni, crepitanti lampi e scrosci
d'acqua violenti, hanno accompagnato lo smontaggio silenzioso di
decine di computer, televisioni, modem e centinaia di metri di
cavi di vario tipo. La soddisfazione che ha pervaso la totalità
dei partecipanti e degli organizzatori dell'iniziativa aveva
buone ragioni per manifestarsi nei rituali affettuosi dei
commiati sotto la pioggia; ma oggi, a distanza di qualche tempo
dalla chiusura, più che tentare l'impossibile impresa di
riassumere in poche righe le decine di "eventi
digitali" che si sono succeduti, pare opportuno cercare di
fare un'analisi delle ragioni di questo successo di pubblico e di
contenuti, nonché di ciò che appare come un indubitabile salto
di qualità.La scena informatica alternativa italiana nasceva
dieci anni fa, grazie a un pullulare di micro-situazioni, che,
come visto nel meeting, hanno avuto la forza di tenere nel tempo
e di rafforzarsi: coloro che avrebbero dato vita a "Strano
Network" a Firenze - il gruppo informatico
dell'indimenticabile occupazione dell'Isola nel Kantiere di
Bologna - la scena di Torino, quella di Trento, i gruppi delle
Bbs di Roma, "Decoder" (di cui chi scrive fa parte), il
gruppo del Leoncavallo e di tutti gli altri luoghi di incontro
sparsi in diverse città italiane, tra cui Bologna, Roma, e le
altre, che poi avrebbero fondato la rete Ecn.
Collettivi allora piccoli, spesso ostacolati nella loro azione
dalle paure della modernità più o meno equamente distribuite:
mass-media, organismi di controllo e di repressione, partiti
istituzionali; per arrivare, talvolta, ad ampie aree di movimento
che non capivano la finalità dell'azione sociale proposta, e
infine anche al panorama dell'informatica "mainstream"
che vedeva, e continua a vedere, come una seccatura la posizione
critica di queste situazioni. Da qui derivava una sorta di
isolamento anche se già nei primi anni novanta, erano stati
organizzati grandi eventi come "Piazza Virtuale" a
Milano, "Ink 3D" a Bologna, o la kermesse sull'hacking
con dibattiti di altissimo livello presso la Facoltà di
Sociologia di Trento, gli incontri "mutanti" al
Festival di S. Arcangelo di Romagna, per finire con il meeting al
Museo d'Arte Contemporanea Pecci di Prato.
Così pure, già tanti anni fa, erano state lanciate parole
d'ordine e stili di lavoro ancor oggi di fondamentale importanza:
come la necessità di condividere l'informazione e i saperi, di
far partire progetti di alfabetizzazione no-profit, di creare
reti e arte digitale da e per tutti, di lavorare sui nuovi
diritti, di imbastire analisi sulle trasformazioni del lavoro.
Già da allora si è sempre trattato di iniziative molto
partecipate, o di campagne d'opinione che perlomeno hanno
suscitato l'attenzione della stampa e molto spesso le apprensioni
di servizi segreti e Ministero degli Interni, come dimostrano le
relazioni annuali di tali istituti sulla cosiddetta
"telematica antagonista" a partire dal 1991 fino a
oggi. Ma pur nella miriade di proposte, di aspettative suscitate,
di fronti nuovi che si potevano aprire, finora è sembrato che
quel famoso "nuovo soggetto" di cui si intravedeva in
nuce l'esistenza e che in certi paesi dell'Europa già si vedeva
delinearsi, qui da noi sembrava ben al di là da venire. E la
situazione, nonostanze gli sforzi profusi, sembrava non spostarsi
da quell'area di marginalità in cui si era confinati: marginalità
che è stata di impedimento alla messa in moto di dinamiche
capaci di oltrepassare, con una certa costanza, la mera area di
appartenza dei promotori delle singole iniziative. Ognuna di
queste, alla fine prendeva una sfumatura in qualche modo
elitaria, avanguardista, giovanilista, di difficile comprensione
per l'"osservatore esterno" non in grado di cogliere
l'effettiva portata generale delle proposte.
L'hackmeeting 1998 ha rappresentato invece una svolta, fornendo segnali chiari su come si è complessivamente evoluta la situazione nazionale. Prima di tutto per le grandi capacità organizzative dimostrate dal Cpa di Firenze, centro sociale che pur "sotto sgombero", in maniera totalmente auto-organizzata ha messo a disposizione i numerosissimi locali necessari per collocare dibattiti, corsi, assemblee, stazioni radio e tv pirata full-time, decine di postazioni di computer in rete, posti per dormire e mangiare. Questa potenzialità di organizzazione telematica autogestita, e soprattutto autofinanziata, non ha pari in alcun paese del mondo, dove succede che invece di chiedere gli sgomberi, le autorità cittadine provvedono gratuitamente alle strutture logistiche. Il tutto, inoltre, è stato rivendicato dai promotori come "dimensione orizzontale" dell'evento. "Il fatto che non ci siano "organizzatori', "insegnanti', "pubblico' e "utenti' ma solo partecipanti" e che l'incontro sia stato costruito sostanzialmente tramite una discussione collettiva sulle reti telematiche, soprattutto in Isole nella Rete e nella mailing list hackmeeting@kyuzz.org.
Un altro punto vincente è da attribuirsi alla qualità delle competenze dimostrate: il livello dei saperi esibiti è stato alto, pari a quello di certi professionisti superpagati, ma la forza di Hackit è stata quella di renderli collettivi, facendoli interagire. Mentre il mercato obbliga gli operatori del settore a parcellizzare le conoscenze, difendendole gelosamente e legando i propri clienti a doppio filo con la minaccia di lasciarli in panne in caso di bisogno, negli ambiti hacker, al contrario, l'accesso alla conoscenza viene potenziato al massimo, poiché ogni singolo insegna agli altri ciò che sa. E la somma delle conoscenze, come insegna Pierre Lévy, è qualcosa che va al di là della somma delle parti. E' qualcosa di più, di nuovo, dotato di maggior forza, e che il "sistema" non può emulare a causa della natura antimercantile della condivisione.
Un'altra tattica vincente si è realizzata nella individuazione di tematiche su cui basare corsi gratuiti e aperti relativi a tecniche accessibili effettivamente da chiunque, ma che spesso vengono intepretate dal largo pubblico come troppo "difficili" e quindi abbandonate: tra tutti, va citato l'affollatissimo corso giornaliero sulla crittazione delle comunicazioni private e l'uso del programma Pgp, che ha chiarito come difendersi da chi vuole violare la nostra privacy: problema spesso al centro delle discussioni critiche e delle apprensioni dei presenti.Infine, ritornando alla questione delle soggettività coinvolte, queste giornate sono servite anche a dimostrare che persino da noi, finalmente, qualcosa si è mosso. Il capannone dei computer in rete, frequentato 24 ore su 24 da moltissime persone che hanno potuto liberamente "mettere le mani" sulle macchine, ha espresso un segnale molto forte: competenza tecnica, appartenza a un settore lavorativo o di corso di studi preciso, volontà di mettersi in relazione con l'"altro", e desiderio di uno scambio faccia a faccia; tanto che l'ampio spazio del centro sociale era continuamente attraversato da flussi di decine di persone che si spostavano dalle postazioni tecniche ai luoghi di dibattito, sempre affollatissimi.
Queste le prospettive per il futuro: far diventare il convegno un appuntamento annuale, con la candidatura di Milano per il prossimo anno; lanciare iniziative nazionali pensate globalmente e gestite localmente, come il "Giorno della libera programmazione" in occasione e in contrasto con la presentazione mondiale di Windows 98; creare un coordinamento sulla questione dei diritti legali digitali e un progetto d'inchiesta sulla condizioni di lavoro nel campo della telematica nazionale. Un complesso d'iniziative che sembrano dunque far pensare come i giorni della condanna alla marginalità stiano veramente per finire.
Per gli interessati a ricevere direttamente informazioni anche fotografiche su Hackit-98, http://www.ecn.org/hackit98/pics/, per info sulle registrazioni audio formato Real Audio scrivere a radiocybernet@kyuzz.org.